Il diaframma è un congegno che montato all’interno degli obbiettivi permette aprendosi o chiudendosi di regolare l’afflusso della luce sull’elemento sensibile.
In genere è costituito da lamelle come nelle foto in basso:
Le lamelle si muovono a passi e sono costruite in modo tale che tra uno step è l’altro la luce che passa si dimezza o raddoppia a secondo se chiudiamo o apriamo il diaframma.
Nella scala dei diaframma (Vedi figura) più il valore è alto più il diaframma è chiuso e minore è la luce che lascerà passare. Viceversa più un valore è basso più il diaframma è aperto e maggiore è la luce che colpirà l’elemento sensibile.
Compositamente come interagisce il diaframma nella fotografia?
Possiamo dire che a parità di focale e di punto di presa la profondità di campo (PdC) o Depth of Field (DoF), cioè la zona che noi percepiamo come nitida, è tanto maggiore quanto più il diaframma è chiuso mentre si riduce drasticamente ai diaframmi più aperti.
Dove
- D = Diaframma
- F = Focale
- C = Cerchio di confusione
- d = Distanza di messa a fuoco
La profondità di campo si estende per circa 1/3 davanti al punto di messa a fuoco e per circa due terzi dietro.
La PdC sarà quindi la più estesa possibile (con il diaframma il più chiuso possibile) in caso di foto documentaristiche mentre se vogliamo isolare un particolare possiamo aprire il diaframma in modo da far diventare la sfondo una massa omogenea od addirittura far sparire il primo piano. (l’esempio classico è nelle foto fatte allo zoo in cui le sbarre spariscono come per magia).